sabato 28 maggio 2016

La leggenda delle tre scuri

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Tanti anni fa una squadra di boscaioli di Roveredo stava tagliando un bosco in Val Traversagna, verso Mont San Fedee. I boscaioli dormivano e mangiavano in una capanna di tronchi e rami costruita da loro. I loro attrezzi da lavoro erano: scuri, roncole, zappini e tronconi. Tagliavano legna di faggio perche' a quel tempo la legna era molto importante. La gente aveva bisogno della legna per riscaldare le case, per le costruzioni. Il nostro bosco era una grande miniera d’oro e gli uomini lo rispettavano e lo amavano.Tra i boscaioli che lavoravano nella Val Traversagna ce n’era uno che si chiamava Tonio. Finita la settimana di lavoro, tornava a casa, dove lo attendevano la moglie e i suoi due bambini, un vispo maschietto e una simpatica femminuccia. 

I bambini dissero al papà: “Caro papà, per Natale ci piacerebbe ricevere una bella slitta di legno, così quando arriverà la neve potremo andare anche noi a slittare”. 


Tonio promise ai suoi figli che per Natale avrebbero ricevuto una bella slitta di legno. Ritornato sul monte, dopo il lavoro, decise di andare a cercare un albero di faggio ricurvo per fabbricare i pattini della slitta. Scese lungo la Traversagna. C’erano bellissime cascate e pozzi profondi. Tonio cercò a lungo e, finalmente, vicino a una cascata che terminava in un pozzo profondo del quale non si vedeva il fondo, trovò l’albero che faceva al caso suo: un bel faggio ricurvo dal quale avrebbe ricavato i pattini della slitta. Prese la scure e cominciò a tagliare l’albero. Con colpi mirati e precisi la lama incideva il tronco, facendo schizzare larghe schegge di legno tutt’attorno. Dopo mezz’ora, provato dalla fatica, Tonio decise di riprendere fiato e riposarsi un attimo. Si sedette, appoggiò la scure ad un sasso. Senza volerlo, urtò l’attrezzo che, sfuggitogli di mano, andò a finire nel profondo del pozzo. Tonio cercò disperatamente, usando dei rami trovati lì vicino, di ricuperare la scure. Poiché il pozzo era troppo profondo. Disperato per aver perso il suo prezioso arnese da lavoro, Tonio si mise a piangere. All’improvviso senti un fruscio alle sue spalle. Si voltò evide un omiciattolo. Era vestito di rosso con un cappello a punta. Aveva le orecchie appuntite e uno strano sorriso. Tonio, vedendo quell’essere, quasi si mise a ridere, però rimase serio.


L’omiciattolo gli chiese: “Perche' piangi?”. Tonio rispose: “Mi è caduta la scure nel pozzo e io non ho più il mio attrezzo per lavorare”. L’ometto si tuffò nel pozzo. Vi rimase alcuni minuti e ne uscì con una scure d’oro. Chiese al boscaiolo: “È questa la tua scure?”. Lui rispose: “No, la mia non era così”. L’ometto si rituffò eri tornò con una scure d’argento. Chiese: “È questa?”. Tonio rispose di no. Lo gnomo si rituffò e riapparve con la vera scure. Rifece la domanda e Tonio rispose contento: “Sì, questa è la mia”.


Vista l’onestà e la sincerità dell’uomo. L’ometto gli regalò le tre scuri. Tonio nascose le scuri nella giacca e tornò al capanno. Un suo compagno, però, andò a
curiosare e vide le tre scuri. Chiese a Tonio come le aveva avute e lui raccontò l‘accaduto. Tonio gli narrò l‘incontro con l’omiciattolo. Il giorno dopo il suo compagno andò allo stesso posto. Gettò apposta la scure nel pozzo e si mise a piangere. Puntualmente arrivò l`omiciattolo. Successe la stessa cosa. Quando gli fece la terza domanda il boscaiolo rispose sì. Allora l`omiciattolo sparì e il boscaiolo è ancora lì che aspetta la sua scure perduta.



Quando d`estate il sole penetrando nella valle fa luccicare i profondi pozzi della Traversagna, i vecchi dicono che sono i riflessi della scure del boscaiolo. Nelle giornate di vento, quando si sente nella valle il rombo dell`aria, simile ad un urto, si dice che è il pianto del boscaiolo che aspetta la sua scure.



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