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«Cosa cribbio l’è chesto chi?»
La figura si fermò e chiese all’ometto dove fosse diretto. L’ometto gli rispose che stava andando a valle, perché iniziava a lavorare presto. L’uomo guardò dritto negli occhi l’ometto e gli disse:
«Ti adess te vé avanti per el to camin, qualsiasi rumor che te sent dré ai to spall, tet gira miga a guardà cosa sucet. Ti te ghé un goss nel col!»
Curiosità |
«Se tet gira miga a curiosà, quant te riverà giù a Rorè el to goss el sarà sparit! Se invece tet gira a guardà cosa sucet, tet ritroverà con sett goss!»
L’ometto, tutto impaurito, corse a tutta velocità attraverso il bosco, per fuggire e continuava a toccarsi il gozzo, terrorizzato. Arrivato a Roveredo, il gozzo era sparito nel nulla. Allora, tutto felice, andò nel paese a raccontare il fatto che gli era accaduto. Una signora che aveva anche lei il gozzo, quando ebbe sentito la storia volle provare anche lei. Così decise di andare nei boschi. Quando arrivò la sera si incamminò, sperando di incontrare l’uomo in nero. Verso l’alba, intravide la figura misteriosa e decise di andargli incontro. L’uomo in nero le disse:
«Se ti adess te pasa giù per la to strada, tet gira miga a vede cosa ac sucet dré ai to spall, te vedré che quant te sé a Rorè el to goss el sarà sparit! Però rigordet che sé te fé la curiosa, la ten spunta fora sett!»
La povera donna, mentre si incamminava a valle, sentì degli strani rumori dietro di sè. La curiosità fu troppo forte e lei non riuscì a non girarsi a curiosare. Infatti, quando arrivò a Roveredo, si ritrovò con sette gozzi.
Nessuno seppe mai cosa aveva visto la povera donna...
Anna Regusci e Stefano Capelli
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