venerdì 3 giugno 2016

Necropoli Romana

Muri della CANTINA (a destra, in alto)
Diretti con competenza e perizia dal Dott. Teodoro Schwarz di Morat per incarico del Museo Retico di Coira, ebbero luogo, nella primavera1965 nella regione della «Gravéra» a sud-ovest dell’abitato di Roveredo, importanti sondaggi e scavi archeologici coronati da lusinghiero successo. Infatti, nelle immediate vicinanze del luogo ove già nel 1913 erano casualmente venute alla luce alcune monete romane e resti di antiche anfore e vasi di terracotta, si trovarono pure sei monete romane di rame e bronzo, alcune delle quali accoppiate e raffiguranti l’effigie dell’imperatore romano Marco Ulpio Traiano, il notomagnanimo e benefico imperatore di origine spagnola che regnò «optimus princeps» dal 98 al 117 d.C.

A questa prima scoperta, molto importante ed indicativa, ne seguì presto una seconda, quella di una ben conservata tomba pagana romana contenente due magnifiche anfore di terracotta, una delle quali ancora perfettamente conservata, due tazze di vetro verdastro, un cucchiaio di rame e frammenti diversi di ferro. Tutti questi oggetti si trovavano ben disposti e ordinati l’uno accanto all'altro. Dentro la stessa tomba a circa un metro e mezzo di profondita‘. Poco lungi da questa prima tomba e parallela alla stessa se ne scoprirono ben presto anche una seconda ed una terza contenenti pure tre anfore di terracotta e frammenti diversi disposti tutti su due file parallele e contenenti, fra l'altro, due interessantissimi e caratteristici piatti di ceramica rossa del primo secolo d.C. recanti ambedue singolari disegni rappresentanti piccole maschere, delfini, facce umane ecc.

Dopo pochi giorni di accurato e paziente lavoro, il numero delle tombe scoperte raggiunse e superò la ventina e gli oggetti trovati, generalmente ben conservati, non risultarono certo privi d’interesse, originalità e pregio. L'insieme di queste tombe formava evidentemente una vera e propria necropoli romana, un cimitero pagano del primo e secondo secolo dell'era volgare. La scoperta, non unica nel suo genere, non stupisce certo eccessivamente, specie se si pensa che non solo nella «Gravèra», ma in varie altre zone del paese già in precedenza erano a più riprese, venute alla luce analoghe tombe e che non solo monete e anfore erano qua e là, ma anche un’interessante stele con caratteristica iscrizione romana, oggi purtroppo scomparsa. Né stupisce il fatto che queste tombe abbiano la loro remota origine nel primo e nel secondo secolo d.C.

È storicamente provato, ormai, che già allora e prima ancora anche da noi, come in tutto il territorio retico a ldi qua e al di la‘ del «MonsAvium», s’era stabilito l'impero di Roma. Gia‘nel 25a.C. Roma aveva assoggettato i Leponti ed i Bergalei. La nostra valle, geograficamente compresa fra i territori occupati da questi due popoli venne probabilmente pure occupata in quel periodo come ritiene il Dott. F.D.Vieli nella sua «Storia della Mesolcina».

Comunque, dal 16 al 12 a.C., Roma aveva conquistato tutta la Rezia transalpina con Tiberio e Druso: l'uno proveniente dalla Gallia e l’altro dalla valle dell’Adige. Conquistando la Rezia s’erano perfino spinti fino al lago di Costanza. Anche la nostra valle, probabilmente, fu aggregata al comando romano di Como, da dove partivano poi gli ordini militari verso le vie alpine e, quindi, anche verso il nostro «Mons Avium» o San Bernardino, sicuramente già allora molto importante e conosciuto. Meno ancora stupisce il fatto che una delle monete trovate rechi l’effigie del saggio imperatore Traiano, il noto conquistatore dellaTracia o attuale Bulgaria, della Dacia o attuale Romania, dell’Armenia e della Mesopotamia, ancora oggi ricordato nella famosa Colonna Traiana che si ammira nel Foro Romano. Memorabile fra tutte le sue fortunate spedizioni militari fu la conquista dell’attuale Romania, che egli seppe poi organizzare e romanizzare così radicalmente che ancor oggi essa conserva spiccati caratteri latini.

Con i Cristiani, che egli considerava cattivi cittadini, cioè non perfettamente ossequienti alle rigide tradizioni e leggi di Roma, Traiano non fu mai crudele. Pur preoccupato della rapida ed impressionante diffusione della nuova fede fra i Romani, non volle mai indire alcuna inchiesta per sapere chi si professasse cristiano, al fine di ucciderlo. Il buon ricordo che questo saggio imperatore lasciò tra il suo popolo fu tale che, secondo una leggenda cristiana medievale, anche se non battezzato, egli meritò il Paradiso. Si dice pure che salendo sul trono, egli si fosse ripromesso di agire verso i suoi cittadini come avrebbe desiderato che si agisse nei suoi riguardi se egli fosse stato un cittadino qualunque.

Questo suo programma, in fondo, corrisponde bene al noto precetto cristiano:

«Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te, ma fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te».

Testo
Piero Stanga
(Ricerche Storiche su Roveredo)
Fotografie
G. Th. Schwarz (giornalegrigionitaliano)




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