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Laura è un monte che appartiene al Comune di Roveredo
e i suoi contadini, una volta, pascolavano lassù il loro bestiame. Una donna
di Roveredo stava in Laura con le proprie bestie. Una sera aveva preparato per cena “paniscia”. Questo cibo siprepara con acqua, qualche granello di riso
e farina di “formentòn”. Si cuoce al fuoco e si rimesta
col “ròdigh”, col matterello. Si aggiunge un po’ di burro. Si mangia col latte.
Dopo aver mangiato la sua “paniscia” la donna va a dormire. A notte inoltrata la donna sente graffiar la porta. Va a vedere e entra in cascina un gran cane. Quello le fa delle carezze per farsi dare da mangiare. Le fece intendere che aveva fame. Quel cane era salito da Arbedo con tre o quattro ore di fatica. Era un giovedì, la giornata di “striòn”. Quando ebbe mangiato “paniscia” e “lacc” il cane si recò in Prodlò. Questo luogo, sito nella valle di Roveredo, era il posto dove facevano loro convegni streghe e “striòn”.
Dopo aver mangiato la sua “paniscia” la donna va a dormire. A notte inoltrata la donna sente graffiar la porta. Va a vedere e entra in cascina un gran cane. Quello le fa delle carezze per farsi dare da mangiare. Le fece intendere che aveva fame. Quel cane era salito da Arbedo con tre o quattro ore di fatica. Era un giovedì, la giornata di “striòn”. Quando ebbe mangiato “paniscia” e “lacc” il cane si recò in Prodlò. Questo luogo, sito nella valle di Roveredo, era il posto dove facevano loro convegni streghe e “striòn”.
Sul piano di Prodlò era acceso un bel fuoco e
tutt’intorno i partecipanti suonavano, giocavano e ballavano. Ne combinavano di
tutto. Avevano un capo, era il diavolo che chiamavano il “Berlòtt”. Era lui che
dava gli ordini e tutti lo seguivano.
La festa durava tutta la notte. Il mattino ognuno
tornava alla propria dimora. Alcun tempo
dopo la nostra donna si reca a Bellinzona. Un uomo le si avvicina e le chiede se lo conosce. «At cognòss miga»,
rispose la donna. Allora l’uomo si fa conoscere: «Sono quel cane che in Laura
ha mangiato “paniscia” e “lacc” nella tua cascina». Si trattava appunto di uno
stregone che sotto le sembianze di un cane si recava al convegno sul piano di Prodlò.
Queste baldorie potevano succedere soltanto dopo il suono dell’Ave Maria serale e terminare prima di quella del mattino.
Queste baldorie potevano succedere soltanto dopo il suono dell’Ave Maria serale e terminare prima di quella del mattino.
Giuseppe Polatta, San Vittore.
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