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settembre 1943. Da quattro giorni è un affluire ininterrotto di profughi
d’ogni razza, curvi sotto un carico d’indicibili pene, sazi di fame e di
orrori, col cuore a pezzi e una torbida disperazione negli occhi. Italiani,
inglesi, jugoslavi, polacchi, senegalesi: vittime tutti d’una guerra spietata,
che sono riusciti a stento a salvare la vita passando in massa la frontiera
meridionale della Svizzera, prima che questa venisse loro preclusa da
un’invalicabile barriera di ferro e di fuoco.
Quanti di essi hai potuto accogliere tra le vetuste ed anguste tue mura, umile Collegio di Roveredo?... Cinquecento? Seicento? Settecento o anche più?...
Quanti di essi hai potuto accogliere tra le vetuste ed anguste tue mura, umile Collegio di Roveredo?... Cinquecento? Seicento? Settecento o anche più?...
Non ti
e‘ stato possibile dare a tanti infelici che un po’ di riparo dall’inclemenza
di questo inoltrato settembre e un poco di spazio perché riposassero -
finalmente! - quelle povere membra martoriate da lunga affannosa fuga...; ma ha
dato - ed è molto di più - la sensazione d’una relativa sicurezza,
d`un`affettuosa pietà, d’umana e cristiana solidarietà a tanti disgraziati che
della personale sicurezza, della pietà, della solidarietà avevano ormai perduto
col ricordo la speranza...
Si...; ma intanto, al sentimento troppo naturale d’una immensa pietà per tutti questi poveretti, si mesce nell’animo già tanto triste il timore che il Collegio S.Anna, da qualche anno ormai immiserito nel numero dei suoi Allievi, riceverà da questi terribili eventi il colpo di grazia che per sempre lo prostrerà!
(...O uomo di poca fede che scrivi parole,
non sara trascorso un anno da oggi che vedrai con segrete lacrime di consolazione quanto mirabili sono le vie della Provvidenza!...)
Gerry Mottis
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